lunedì 19 dicembre 2016

In un mondo fuori al mondo.

Come ogni Natàile, la scuola delle bimbe organizzano la recita.

La cinpripessa grande, una recita. La cinpripessa meno grande, un'altra recita.
Che dici vabbè.

Però la recita della cinpripessa grande, la fanno il lunedì.
Lunedì 19 dicembre.
Che già come data, uno dice, dovresti saperlo, ma se non lo sai te lo dico io,  a meno che tu non lavori in uno sperduto paesino della steppa tagika, e ti occupi di tirar su l'acqua dal pozzo, ecco altrimenti dovresti saperlo che l'ultima settimana prima di Natàile lagggènte niente, vogliono tutto, e tu non hai tempo nemmeno per controllare se la scoreggia era vestita o no.

Ma vabbè.
Se non fosse che la recita, lunedì 19 dicembre, inizia alle tre e mezza del pomeriggio.
Che però ti dicono eh mi raccomando cercate di arrivare non dopo le tre.
Che la recita durerà un paio d'ore, e poi ci si trova e si chiacchiera e ci si fanno gli auguri di buon anno e tutto tra genitori e maestre.

Che.
Cazzo.
Alle tre del pomeriggio di lunedì, 19 dicembre.
Due ore e mezzo, poi chiacchiere, saluti, sorrisi, pettegolezzi, magari ci allunghiamo con un aperitivo leggero.

Ma secondo te.

La mamma di Nunzia, quella di Patroclo, il papà di Dagoberto, i genitori di Fulgezio, la mamma e il papà di Gaudenzio, che sono anche separati e fanno come gli acrobiti del circo anche solo per riuscire ad andare a prendere i bambini a scuola senza lasciarli abbandonati in strada come Remì, il papà di Petunia, che sta allo sportello e la mamma di Gardenia che invece fa la chief executive summory international business men relation manager double cheese, e i genitori di Mantrugno che sono impiegati, e tutti gli altri.

E anche io, e anche mia moglie
Che io sono a Torino per una riunione, e lei che c'ha la confcall con l'ammmerigano.
Che vabbè dici potresti annullare la riunione vabbè sposta la confcall.

Che hai ragione, lo so lo sappiamo tutti che le cose importanti sono altre non il lavoro non le riunioni a Torino ci sarà sempre un'altra riunione a Torino ci sarà sempre un americano che aspetta la confcall e invece la recita degli otto anni di tua figlia invece no.

Lo so.
però succede, maledetta la puttanazza impennata vacca in tangenziale co lo scarico cromato, succede che questa riunione a Torino eh no, non si può non andare, e l'americano eh no, questo non si può non confcallare, e quindi alla recita niente, ci va nonna - che meno male passava di qua in questi giorni - e la babysitter.

E io, io, io devo sentirmi in colpa e sentirmi in papà sbagliato.
E le maestre invece si fermeranno dopo la recita, alle quattremmezza cinque, a salutare, chiacchierare e scambiare gli auguri, e magari scuoteranno la testa vedendo lo la nonna e la babysitter e niente papà e mamma.

A Milano. Nel 2016. La recita alle tre del pomeriggio dell'ultimo lunedì prima delle vacanze.
Bene, ma non benissimo sappiatelo.

martedì 6 dicembre 2016

Belli carichi

Io mi dicono che quando parlo, spiego, racconto le cose, corro, salto, scorreggio contro vento, inarco il sopracciglio o guardo languidamente l'orizzonte, dicono che sono abbastanza bravo e interessante insomma non troppo noioso.

Alla fine, che te lo dicono te lo dicono te lo dicono, uno un po' ci crede.

Fino a che la realtà non si palesa nella sua cruda essenza.

Tipo venerdì.
A lezione.
Che io, nel tempo libero, leziono.
All'università (sì, io, lo so lo so, ebbeh, d'altronde il paese è allo sfascio, ci sarà un motivo).

Insomma spiego, in classe ci sono una quarantina di ragazzi, pure abbastanza svegli e brillanti, alcuni.

Insomma venerdì dico "belli ddde zio" (io con i ragazzi c'ho un rapporto informale) "belli ddde zio, òcio che oggi sono cazzi, nel senso che la lezione è bella pesa, e l'argomento è 'na zozzeria che non lo salva manco la senape e 'na palla non lo rallegra manco Checco Zalone", e loro annuiscono e aprono i quadernoni e iniziano a prendere appunti.

E io blablabla e loro scrib scrib e io ribla ribla ribla e facciamo esempi e chiedo e loro rispondono, insomma abbastanza, ma sono moderatamente soddisfatto, diciamo.

Poi però, a metà della seconda ora, lo vedo.
A destra, l'estrema destra dell'aula.
Non in fondo, non davanti, a metà, in quel banco che uno quando spiega non lo guarda quasi mai, perché guardi quelli delle prime file o, quando alzi lo sguardo, quelli in fondo.

Ma io a lui lo vedo.
Lo noto.
Che a un certo punto, smette di prendere appunti.
"vabbè, magari è già saputo", mi dico, pensando che il ragazzo, tipicamente proattivo, si è già studiato tutto il libro e quindi le cose esso le sa già.

Poi però esso allunga il braccio sinistro sul banco, penzolando la mano davanti al banco, tipo pesce all'amo.

Lo vedo, lo curo con la coda dell'occhio.

Poi piega il braccio destro a novanta gradi sempre sul banco.

Poi, lentamente, appoggia la testa sul braccio e mi guarda, con l'occhio spento, tenendo la testa piegata e la bocca semiaperta.

E infine, inesorabilmente, la testa si infila lenta nell'incavo del gomito, l'occhio si chiude e il respiro si fa lento.

Io, proseguo nella spiegazione.
Poi, rallento.
Mi taccio.
Lo guardo.
Tutti lo guardano, qualcuno ridacchia.
Io sussurro "però ve l'avevo detto che oggi sarebbe stata dura"

e qualcuno ha anche l'ardire di rispondere "eh sì".

Una ragazza lo tocca dentro, lui si riprende, biascica "scusi prof...", io sorrido e vado avanti, dicendo tranquillo, non fa niente, si figuri, la capisco.

Però poi lobboccio.

giovedì 1 dicembre 2016

Circolare, gente, circolare...

Vediamo di farla breve che è lunga.

Due mesi fa ma anche ormai tre lascio la màcana parcheggiata sotto sul viale che devo andare fuori Milano, poi scendo e la trovo abbottata che uno di notte 'briaco gonfio e pure stronzo ha sbandato e sbèm! ha fatto millemila euri di danni.

Per fortuna arrivano i vigili e questo è assicurato e va beh a parte la rotturadimaroni la macchina viene portata in officina, l'officina officia e mi dicono che la macchina è pronta.

Io ne ho bisogno ma l'officina mi dice prima di prendere la macchina me devi da pagà - guarda làggente alle volte... -  e l'assicurazione mi dice ci vuole una due tre giorni e io dico all'officina posso anticipare io? e loro sì con un assegno circolare e l'assicurazione poi me li ridà e quindi vado in banca a farmi fare un circolare.

L'omino della banca cortese buongiorno buonasera mi fa il circolare e mentre spippola chiacchieriamo, cioè lui chiacchiera e io che sono una persona notoriamente cortese invece che saltare al di là del vetro e ucciderlo con le mie stesse mano, lo ascolto e accenno anche a un timido sorriso, sia mai che rallenta ancora di più lo spippolamento, se non lo assecondo.

Mi da il circolare, io controllo che sia intestato giusto all'officina, poi bàlzo sulla My Personal Vespetta e veleggio felice all'officina.

L'officinante mi prende la macchina, me la mostra, "vede avvocà chebbellolavoro che abbiamo fatto, 'sta tutto, freni frecce e puro o' volanto"

io ringrazio e gli consegno il circolare, lui lo guarda sorride e dice "avvocà vabbuò che è contento, ma puro la mancia ci lascia?"

e io guardo l'assegno circolare che è intestato giusto, che avevo controllato, ma l'omino della banca invece che millemila l'ha fatto di millemillantamila.

Io scuòtolo la testa, ribalzo sulla MPV e rivaleggio alla banca.

Rivado dall'omino, al quale con la mia proverbiale garbatezza (se cercate "garbatezza" su google come prima immagine vengo fuori io) gli faccio notare con un elegante e delicato giro di parole come sull'ordine del circolare avevo scritto millemila ma lui me l'abbia fatto da millemillantamila e come questo avrebbe potuto, per  mera ipotesi di scuola, crearmi un forse ancor seppur minimo disagio.

Voi che mi conoscete sapete che la mia irritazione si poteva intuire solo dall'inarcarsi del sopracciglio sinistro.

Lui la prende bene: dice solo "minchia", affermazione sulla quale  mi sento di annuire in maniera energica, aggiungendo, per chiarezza, un "eccheccazzo", che sta buono con tutto, tipo il parmiggggiano.

Però poi lui è molto gentile ed educato e si scusa parecchio

e io sto per dire "ma guardi non si preoccupi, succede, anche perché mille e millanta sono numeri vicini sulla tastiera, e schiacciando con i diti si può facilmente sbagl..."

e poi vedo che l'omino non ha i diti della mano e schiaccia i tasti con tipo le nocche e allora sorrido e dico solo "càpita".

Figa, per un pelo.